venerdì 8 aprile 2016

Black hole

Brendan entra piano dalla porta di casa, e non ci crede nemmeno lui. Odori, suoni e colori familiari lo assalgono come un tornado, e lui per un attimo si ferma.
Gli hanno comprato abiti nuovi, ma lui è talmente magro da ballarci dentro, gli occhi sgranati che sembrano enormi, come quelli dei gufi spaventati dalle prime luci del mattino.

"Abbiamo pensato di spostare il divano letto in soggiorno. E' meglio che non ti affatichi a salire le scale per ora, che dici?".
La voce di Mary, che sembra invecchiata di secoli durante quell'ultimo, infernale, mese, sembra allegra, ma i suoi occhi seguono il secondogenito con una preoccupazione che l'avrebbe tormentata per sempre.

Brendan si sta guardando ancora intorno, la testa, inclinata verso l'alto, su cui cominciano a ricrescere i capelli prima rasati, senza che riescano ancora a coprire le cicatrici del colpo.
Zoppica un po', un'andatura a tratti incerta che sarebbe andata lentamente a scomparire nei due anni seguenti.
"E'...bello."

Alexander e Mary si scambiano uno sguardo sollevato quando lo sentono parlare e muovere la bocca allo stesso tempo.
Gli ci sono volute due settimane per tornare dal posto lontano in cui le botte lo avevano trasferito e altre due per tornare in piedi, ma l'ultimo periodo in ospedale è stato un delirio crescente di scoperte, panico, recriminazioni, parole e cose lanciate senza mira.

Ora, però, il loro secondogenito sembra tranquillo, quasi in modo irreale, sotto gli occhi ansiosi di due genitori che non sanno dove e se ripararsi in caso arrivi l'esplosione.
 "BRENDAN!"

Lo strillo di Hector, che arriva a passo di carica dalla cucina, fa sobbalzare un po' tutti, spezzando l'atmosfera sottomarina, e il rosso undicenne si precipita ad abbracciare il fratello maggiore, che lo guarda sorpreso prima di ricambiare, esitante.
"Papà è venuto a prendermi prima da scuola, volevo esserci quando tornavi! Come stai? Ti hanno fatto un sacco di domande, vero?"

Il fratello gli risponde con un sorrisetto altrettanto stentato, ma si fa portare abbastanza docilmente, sottobraccio, verso quella che sarà la sua stanza temporanea.
"Dai, vieni! Devi vedere che figata, ti ho portato tutti i tuoi film, così puoi vederli se ti annoi in questi giorni!"

Il minore della famiglia Scott si comporta come se non fosse successo niente. Da quando ha avuto il permesso di andare a trovare il fratello non ha mai mancato un appuntamento.
Non batte nemmeno le palpebre quando l'espressione di Brendan si fa accigliata, rispondendogli  senza girarsi nemmeno e senza nemmeno accorgersi del totale silenzio che li circonda.

Ha accolto la mutazione con indifferenza velata da sana invidia.
"Cosa? Se li ho messi in disordine? No, sono ancora in ordine alfabetico. Certo che sei proprio un rompipalle..."

Mary ed Alexander si permettono un leggero sospiro di sollievo, e si appoggiano l'uno alla spalla dell'altra, esausti. Il marito guarda al piano di sopra, e scuote la testa.
"Almeno lui..."


La sera arriva veloce.
Quando Mary entra nell'arrangiato soggiorno, per dare la buonanotte, trova Hector ancora dal fratello, addormentato in modo strano, la testa appoggiata al bracciolo del divano letto. La televisione è accesa, vi scorre un film reso muto. Zombie che camminano per una strada, gente che scappa.

Brendan è ancora sveglio. E' rimasto in silenzio per la maggior parte della giornata, limitandosi a scambiare solo qualche parola di tanto in tanto e ha mangiato il minimo necessario alla sopravvivenza, qualche boccone e poi basta.
Ora guarda il film con l'aria distratta di chi non osserva davvero, steso nell'unica posizione che non gli fa dolere le costole.

Mary si sente stringere il cuore, e si avvicina per passargli gentilmente una mano sulla testa, in una carezza leggera.
"Dovresti dormire, sai. Non ti fa bene restare.."

"Constantine non c'è? Non viene?" Domanda il sedicenne, di punto in bianco, alzando lo sguardo, appena velato. "Nemmeno ora?".

La madre gela, alzando per un attimo lo guardo verso l'alto.
"Tesoro...lo sai che è sempre occupato con il college, ed è periodo di esami. Ha poco tempo, scommetto che..."

"Hector mi ha detto che è al piano di sopra." Brendan non ha aperto bocca, ma la sua voce comunque fa irruzione nella mente di Mary, e il suo tono mentale è scontento.
La donna ritira la mano, che ancora teneva sulla testa del figlio, come se si fosse scottata.

"Brendan...ne abbiamo parlato...Puoi dirlo ad alta voce? Non va bene... Lo sai che a me non fa piacere..." La madre si interrompe di botto quando lo vede incupirsi di botto, mortificato, e sospira.

"Sì, tesoro. Solo che...non ha molta voglia di parlare, ora. Magari...". L'espressione di Brendan peggiora, e per un attimo assomiglia al bambino che è stato un tempo, sperduto in un mondo di cui ancora non conosceva le regole.

"Pensa che sono un mostro, vero?".

"Più o meno. Ma non è colpa tua." La voce fredda di Constantine fa girare tutti e due di scatto, mentre Hector continua a dormire.
"Non è colpa tua se sei nato sbagliato."

"Constantine!". Mary è senza fiato. Il figlio maggiore si è rifiutato di andare a trovare Brendan da quando hanno comunicato la mutazione a tutta la famiglia.
Sembra stanco, amareggiato: guarda il telepate in modo tale da farlo quasi rimpicciolire nel letto, e fargli distogliere lo sguardo.

"Credevo che tornassi più tardi. Altrimenti non mi sarei fatto trovare." Dice, storcendo la bocca.

"L'unica cosa che mi dispiace è che le voci stiano girando, Brendan, e al circolo non sai quante domande mi hanno fatto. Dovevi proprio farti pestare, eh?" Il giovane scuote la testa.
"Di tutti, proprio tu...è davvero un peccato. Un peccato vergognoso...".

L'espressione è talmente schifata che Brendan si nasconde sotto le coperte.
"Non ho fatto niente di male!"

Il fratello maggiore scuote la testa, e quasi sorride.
"Non è quello che fai....ma quello che sei. Mi stupisco che non abbiano ancora rinchiuso te e quelli come te in qualche edificio di massima sicurezza, lì dove meritate di stare. Saremmo tutti più felici..."

"Proprio tu fra tutti, fratellino...tu...è proprio vero che i mostri si nascondono in famiglia. Eravamo così normali...e poi ci sei tu. Un'anomalia genetica."
Ripeté Constantine, il volto atteggiato in un ringhio. Il dito che indica il fratello è quasi accusatore.

"E' una fortuna che io viva lontano da qui. Sarebbe più giusto se tu sparissi dalla faccia di questa terra, ma so di chiedere troppo. Davvero, non ti meriti di essere un orrore come loro."

"CONSTANTINE, VAI VIA! ORA!" L'urlo di Mary fa sobbalzare tutti e fa addirittura svegliare Hector, che si guarda intorno con aria stordita, per poi sgranare gli occhi quando vede uno
 dei fratelli appoggiato allo stipite della porta e l'altro che guarda in quella direzione, pietrificato.

"Volevo solo dirti che vado al college stasera, Mà. Non ti affrettare, tanto anche il mostriciattolo è tornato a casa, e non c'è di che preoccuparsi."
Il ragazzo risponde, gelido, prima di fare un passo indietro.

"Ti volevo bene, Brendan, te ne volevo proprio tanto. Mi dispiace che le cose siano andate così.".

Mary corre dietro al fglio maggiore quando questi va via verso la cucina, e dopo poco la porta sbatte, e si sentono delle urla nemmeno tanto soffocate, ma non intellegibili.
Hector guarda il fratello, e gli mette una mano sulla spalla. E' come toccare un pezzo di arenaria. Sono minuti che non si muove, fermo lì a guardare il punto dove Constantine era prima.

"Vedrai che gli passa...lo sai che è un coglione."
Ma Brendan non risponde a quelle parole di consolazione, non reagisce nemmeno a quelle. Dopo un poco, con lo stesso atteggiamento assente, si gira e gli dà le spalle, e ad Hector non rimane altro da fare che alzare i tacchi e andarsene anche lui, alla chetichella.

Quando Brendan rimane da solo cerca di fare di tutto per non singhiozzare, per seppellire quella voragine che si è improvvisamente aperta nella sua testa, quel buco nero fatto di angoscia che al momento risucchia tutto quello che c'è intorno, lo distorce.
Il mondo gli passa per la testa: la cautela dei suoi genitori, la madre che ritrae la mano, lo spavento delle infermiere quando parlava senza volerlo nella loro testa, e ora lo sguardo pieno di disprezzo di suo fratello maggiore.

Il buco nero continua a succhiare via ogni cosa, senza pietà, fino a lasciare un vuoto cosmico.
Forse Constantine non ha del tutto torto.

Quando arriva il mattino Brendan non è più nel suo letto, e la vecchia automobile del padre è sparita.

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