Panico.
Brendan si sveglia in modo violento, immerso nel buio, quando il sogno che ha fatto lo fa finire dal letto a terra, il braccio ferito che impatta dolorosamente contro la superficie fresca del pavimento.
-Porc...
Serra le labbra per non farsi sentire, chiude gli occhi e aspetta a denti stretti che la prima ondata di agonia passi, maledicendo mentalmente il Morkghan, i suoi artigli e il fatto che si sia dimenticato di non essere più a zero-g.
Gli ci vuole un attimo, ma alla fine si sporge per controllare che Andrea stia ancora dormendo: miracolosamente, per una volta, sembra essere proprio così.
Si perde un po' ad osservarla, ne osserva il profilo e i capelli scuri, gli sfugge il sorriso un po' scemo degli innamorati.
Anche gli altri sono ancora nel mondo dei sogni: i gatti dormono nelle ceste e Michael è spaparanzato nella sua culletta.
Il telepate si alza, ancora dolorante, solo per raggiungerlo e sistemare affettuoso la copertina, si china per sfiorare i ricci scuri del figlio con un bacio leggero che non gli fa fare nemmeno una smorfia.
Poi va in bagno per cercare di togliere il tutore e controllare che nessuno dei punti si sia allentato. Il fatto che sulle bende vi siano poche, sparse macchioline di sangue gli fa tirare un sospiro di sollievo, e si appoggia con la schiena contro il lavandino, tentando di rimettere tutto a posto e digrignando i denti di nuovo.
Non gli resta da fare molto, se non aspettare che il dolore passi abbastanza da permettergli di tornare a letto.
Brendan ha idee piuttosto chiare di cosa fare per passare il tempo.
Si assicura che tutti stiano ancora dormendo prima di svignarsela in cucina, in mente l'idea di aprire la finestra, sporgersi sulla piccola balconata e accendersi una sigaretta. Si rende conto pigramente di aver finito il secondo pacchetto della giornata. Forse il terzo, non lo ricorda.
Usare l'accendino con la mano sinistra è difficile, ma non impossibile.
Presto il telepate si ferma ad osservare la strada di una Philadelphia ancora sonnacchiosa, il gelo della notte che gli fa scappare un brivido, come unico conforto il fumo tiepido che gli riempie i polmoni e ogni tanto lo fa tossire, o magari i colpevoli sono proprio i polmoni malandati.
Ha scoperto di non volerlo sapere.
Un soffio di aria fredda gli investe il viso: di riflesso si tende come in attesa di qualcosa, una speranza assurda e vana che gli lascia l'amaro in bocca, non tanto diverso dal vecchio sapore di ceneri.
Per un attimo spera che le cose possano ancora cambiare, che la memoria, i sogni e la salute possano tornare intatti e che i desideri possano essere esauditi dalla più strana e generosa delle coincidenze.
Una volta è successo, quindi perchè non sperare che succeda ancora?
Con un piccolo bonus, magari, e i cattivi della storia ridotti in pietra come i troll litigiosi ai primi raggi del sole.
La speranza è dura a morire, e quella di Brendan Scott è un po' come lui.
Giù infinite volte, muore e risorge, si tende, si tira, si aggroviglia, si riempie di spine e di vuoti e di punti morti e bui fino a sembrare tutt'altra cosa rispetto al germoglio da cui era partita.
Eppure resiste, esiste, abbarbicata con la forza di un'erbaccia infestante ad un muro, incollata fino a quando il muro stesso non sarà polvere e oltre ancora.
Fino a quando non sarà come quelle parole che si ripetono talmente tante volte da sembrare accozzaglie senza alcun significato.
E ancora.
E ancora.
-Ahi!
Con un'esclamazione lascia andare la cicca che gli ha bruciato le dita, guardandola cadere verso il marciapiede lontano, fissandola ancora per lunghi istanti prima di chiudere la finestra della cucina con un altro brivido.
Il braccio ferito pulsa ancora in maniera sorda. Decide alla fine di prendere qualcosa per il dolore, almeno per riposare quel paio di ore che rimangono prima che la giornata inizi.
Dormire no.
Gli ha sempre rammentato qualcosa di troppo simile alla morte, ma stavolta sa di avere un vantaggio: sa per esperienza che la morte non si ricorda.
Brendan Scott torna a letto, mormora una scusa.
Un bacio sonnolento, un abbraccio, e si ritrova a fissare la parete.
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