Il rumore di una sveglia che gli suona dritta nell'orecchio lo strappa da un sogno che per una volta sembra uno di quelli assurdi ma innocui di un tempo. La prima cosa che fa è cercarla per spegnerla, pronto a girarsi dall'altro lato e abbracciare Andrea per concedersi altri famigerati cinque minuti.
Le sue mani incontrano la testa riccia di un uomo da barba e capelli rossi che ride sotto i baffi quando si sveglia di soprassalto.
"Oh cretino, ti sei addormentato."
Hector gli ha messo il cellulare vicino alla testa e sta sparando metal di quello becero nelle orecchie, e loro sono sul divano, pomeriggio di inizio gennaio. A Philadelphia, South Side, l'appartamento temporaneo che Mary e Alexander sono riusciti a rimediare.
"Non posso nemmeno andare a lavare i piatti che crolli? Ti sei proprio fatto una femminuccia."
La gomitata che segue, dritta nelle costole, fa ridacchiare il ragazzo, che si siede vicino a Brendan, stravaccandosi sul vecchio divano mentre il telepate si stiracchia e torna nel mondo dei vivi, guardandosi intorno.
"Mamma e papà?"
"Boh, in giro immagino, a comprare roba. Abbiamo lasciato un po' di cose ad Ottawa e niente fermerà mamma dall'avere un set di tazze per gli ospiti e riempirti di tutine non appena ha occasione come ogni nonna fuori di testa che si rispetti."
Hector ridacchia ancora, e tra i due fratelli Scott scende un silenzio quieto.
E' cambiato, non solo per il barbone. Nonostante questo riesce a portarsi dietro quell'aria di completa innocenza anche se sembra un paio di anni più vecchio dei suoi ventiquattro.
"Per quanto pensi di restare tu? Ho capito che mamma e papà hanno messo un po' le radici da quando hanno saputo di Michael, ma...tu sei libero. Perchè..."
Alle parole di Brendan semplicemente alza una mano e lo interrompe.
"Ottawa è stata una cazzata e papà ha ragione. Abbiamo diviso la famiglia troppe volte, e se devo iniziare da qualche parte è meglio se lo faccio dove ti posso tenere d'occhio. Costantine non c'è più e qualcuno deve pur aiutare la tua compagna a non far diventare vostro figlio un pagliaccio vestito male."
La risposta è un silenzio che pare di nuovo lunghissimo.
"Non nominavi più Stan da quando...da un sacco."
"Già."
"Avrebbe trentacinque anni."
"Direbbe che ora il più vecchio sei tu, e si vede."
Un'altra breve risata dei due fratelli, e un altro silenzio. Stavolta è Hector a romperlo per primo.
"Sai...avevate ragione."
Brendan non fa in tempo ad aprire la bocca che il ragazzo continua, con un sorriso malinconico.
"Siamo arrivati ad un punto in cui...fare finta di niente è come essere d'accordo."
Il ragazzo guarda il telepate con un che di estremamente severo e quasi estraneo sul viso normalmente bonario, e taglia ogni discussione.
"Non pensare che non sia preoccupato per te..lo siamo tutti. Siamo preoccupati per te, per Andrea, per il bambino e per la vita che avete davanti. Ma...io mi fido e la preoccupazione non risolverà mai un cazzo, le cose stanno così ed è meglio darsi da fare. So che stai facendo tutto il possibile, so che se ci fosse un modo per migliorare le cose saresti già lì a ingegnarti. Sei sempre stato così."
"Hector, è già questo il modo. Forse è la strada più difficile, ma..."
"Piantala. Ce lo stai dicendo da così tanto tempo che ormai potrei ripetere a memoria tutto."
Il sorriso diventa amaro.
"Non fare casini, Brendan. Andrea è una brava ragazza, e anche se non ce l'ha fatto vedere sono più che sicuro sia una testa di cazzo come te. Deve esserlo, per decidere di vivere insieme a un ricercato nel bel mezzo del nulla e farci perfino un figlio. Deve esserlo perchè te ne sei innamorato, non ti innamori della gente normale."
Ed Hector, quell'uomo dalla faccia di eterno bambino, semplicemente sospira, con un silenzio che è lungo, lunghissimo.
"Ti ho sempre visto...come il fratello maggiore...quello che poteva fare tutto, a cui tutto era permesso. E non perchè sei un mutante, o non solo...è perchè sei tu. Col carattere di merda che ti ritrovi."
Il giovane fissa il telepate con uno sguardo acuto che tanto ricorda la loro madre. Ha i suoi occhi azzurri ed è un colore buono, calmo e caldo come le acque del mare tropicale.
"Tu sei quello che prendeva a sassate le finestre delle officine e si ritrovava con un lavoretto. Il ragazzo che poteva scappare di casa a sedici anni e tornare, e gli altri si sarebbero solo preoccupati. Quello che poteva andare a vivere in un altra città e non farsi sentire per mesi e mesi, quello che torna ogni volta con una cicatrice diversa e quello che ho visto quasi morto per più volte di quanto mi piaccia ammettere. Sei quello che può scomparire e riapparire e tutti penseranno che è normale, è solo Brendan. Sei l'ultima persona che ha visto e parlato con Stan, sei la persona che l'ha cambiato...e io tra di voi spesso e volentieri ero solo un satellite. Contantine e Brendan, con i loro drammi, e poi il piccolo Hector, sempre affidabile, quello che porta tutti quanti insieme e che non ha mai nessun problema con le pazzie degli altri."
Non lascia nemmeno il tempo di replicare, parla in un lungo monologo allibito, guardandolo con una sicurezza che il telepate si scopre di non aver mai avuto.
"Mi rendo conto che avrei potuto essere invidioso di te. Avrei potuto odiarti, ma...immagino che nessuno in questa famiglia sia per le cose facili."
Brendan fa per aprire bocca, ma il fratello minore semplicemente lo guarda ancora, e stavolta è torvo.
"Non dire niente. E non abbassare mai la guardia, perchè basta questo..." Hector schiocca le dita. "Ma già lo sai. E io non voglio raccogliere i pezzi di mamma e papà, non un'altra volta. E non voglio raccogliere i tuoi, perchè nonostante tutto ti voglio bene. E so che me ne vuoi anche tu."
Ci vuole un po' prima che il telepate riesca a raccogliere i pensieri e aprire la bocca.
"Mi...dispiace. Avrei dovuto..."
Hector scoppia a ridere, e scuote la testa.
"Una delle tante cose che avresti dovuto, e che non fai mai. Ma non te ne faccio una colpa." Ancora ridacchia, scuotendo ancora la testa. "Tutto questo alla fine sai cosa? Per dirti che ho trovato lavoro qui a Philly e non mi muoverò da qui. Quindi in bocca al lupo, hai una nuova piattola in città."
Stavolta ridono entrambi, e il pensiero di Brendan corre lontano.
Corre all'anno prima e al suo Natale silenzioso, il capodanno aspro, mesi divisi con la testa piena di numeri pari, ore passate in loop con le mani sotto al lavandino a lasciarsi intorpidire le dita dal gelo e ovattare la testa dai ricordi.
Il pensiero corre e ricorda, ricorda storie, e forse è tutto vero: il lupo che vince è quello che nutri.
"Hector?"
"..."
"Buon anno"
"Buon anno anche a te, cretino."