sabato 11 febbraio 2017

Metamorphosis

"Vede, il Capro Espiatorio non è solo quello che all'occorrenza paga per gli altri. È soprattutto, e anzitutto, un principio esplicativo, signor Malaussène."


                                                                                         Philadelphia, 5/02/2025

 
Brendan non si sente le mani.
Ritrovarsi nello spiazzo antistante alla City Hall, al municipio, gli dà la sensazione di tornare in un incubo, tanto che strizza gli occhi per sincerarsi sia tutto vero.
Tutto è calmo come lo può essere in un pomeriggio domenicale; non c'è nessuno, a parte Arthur seduto su una panchina, ma può sentire quasi il rumoreggiare di una folla che si trasforma in belva, si risente addosso occhiate che bruciano come fuoco, braccia che lo bloccano e mani che strappano e a nulla vale girarsi come un animale preso in gabbia.
La pelle d'oca che sente sulle braccia non è dovuta al freddo.
Gli viene un po' da odiare il telecineta che l'ha portato lì, e allo stesso tempo non può fare a meno di sentirsene grato per più ragioni di quante ne potrebbe contare.

Brendan Scott si è sempre ritenuto fisiologicamente incapace di provare un odio duraturo per persone che non fossero se stesso.
Non ha mai odiato troppo a lungo: non ha odiato i teppisti che l'hanno ridotto ad uno straccio sanguinante, un bambolotto spezzato buttato sull'asfalto, non ha odiato suo fratello e le sue occhiate colme di disprezzo, non ha odiato quando la paura del diverso lo faceva oggetto di occhiatine, derisioni, piccole e grandi ingiustizie.

Potrebbe odiare i terroristi e i loro comunicati da sciacalli mascherati, e invece non può fare nemmeno quello, sente solo un profondo disgusto.
Non riesce a provare altro che una grande, immensa pena per le persone che lo hanno sacrificato come un agnello all'altare quel pomeriggio, proprio davanti al Philadelphia City Hall, mettendo a nudo le sue cicatrici e umiliandolo con la loro sete di sangue.
Ha toccato la loro paura e la loro disperazione, e non può fare altro che perdonare tutto quello che è stato fatto; lo fa ad occhi chiusi, di pancia, senza nemmeno darsi il tempo di ragionare su.
Quella folla immensa è stata un pezzo come quelli degli scacchi che cerca disperatamente di dominare, e lui il capro espiatorio di una caccia più grande.
Forse c'è qualcuno che vivrà con un senso di colpa molto più grande del suo.

L'odio ha un sapore acre, e Brendan Scott se ne rende conto a quasi ventisette anni, con urla sanguinarie nelle orecchie e  lo scatto di pistole che gli vengono puntate dietro la schiena.

Eppure non ce la fa nemmeno quando la notte si sveglia di soprassalto, con le coperte che lo strozzano e la sensazione di essere ancora trattenuto da braccia crudeli.
Può solo trovare una profonda vergogna per se stesso: l'uomo che è scappato con il cappotto di un'altra persona sulle spalle, che si è trovato a casa, senza sapere come, con ancora addosso la sensazione di essere inseguito, una sensazione che si è allentata solo dopo giorni e giorni, donandogli di nuovo il passo ormai dimenticato del cane randagio.

Si vergogna.
Si vergogna dell'uomo che non è riuscito a rialzarsi da solo, e quella è forse una vergogna che si porterà dentro sempre.
Si vergogna dell'uomo che è scappato dalla Baraccopoli quando le sue percezioni sono arrivate prima dei sensi e la presenza di tante, troppe persone è stata abbastanza, più forte del dovere, più forte della preoccupazione, più forte dell'amore.
Si vergogna perfino di essere andato a parlare con Arthur, di avergli confidato quelle piccole verità che ora l'hanno portato di fronte alla Hall ad affrontare i propri incubi e la persona che la paura lo sta facendo diventare.

Un uomo che può odiare.
Permettersi di odiare se stessi è un lusso che però non può concedersi ora. Non può concedersi più nulla di tutto questo: può andare avanti, questo sì.

Quello che l'ha tenuto a galla fino a quel momento -di questo se ne rende conto- è solo il dovere verso gli altri.
Dovere verso Josephine, e la paura di trovarle la delusione negli occhi.
Dovere verso il suo ruolo. Verso Maximilian che gliel'ha ricordato con uno schiaffo, verso Arthur, verso Connor, verso Jimmy, verso tutta la Class e tutta la Scuola.
Dovere anche verso quelle persone che gli ruggivano contro, che continuano ad avere bisogno di lui.

Dovere verso l'altro Brendan, il dovere impellente di riparare agli errori che ha fatto, ai buchi che ha lasciato, alla rovina che ha preparato per se stesso.
Il senso di responsabilità per scelte che avrebbe potuto prendere anche lui.
Dovere verso Matthew, il figlio che non esiste eppure che continua a sentire un po' suo, una presenza-assenza che echeggia come un nome pronunciato in una stanza vuota, che fa male come una spina che non può togliere.

Quando si gira ad osservare l'ampiezza della Hall i ricordi perdono lucentezza poco a poco, e quello che resta è uno spiazzo tranquillo in una domenica di inizio Febbraio.

Posso essere migliore di questo.
Può farlo.
Lo ha detto ad Arthur, Arthur gliel'ha promesso. Può essere forte.
Può chiudere i conti una volta e per tutte con quello che è successo.
Può essere la persona che ha sempre aspirato ad essere, anche se probabilmente qualche parte di lui è rimasta intrappolata in quella folla bestiale e resterà per sempre lì, che lui lo voglia o no.

L'intervallo tra due respiri sembra un'eternità, ma quando finalmente Brendan inspira ha le spalle dritte di nuovo, leggere, e la sensazione gli piace.